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Cosa sono le piante succulente?
Gianfranco Rovida
Nel corso dei millenni, alcune piante hanno dovuto adattarsi a vivere in ambienti aridi, in cui le pioggie sono scarsissime o sono limitate a un breve periodo dell'anno, quindi con lunghi periodi di siccità. L'adattamento all'ambiente arido ha in genere portato ad adattare i normali organi della pianta, come il fusto, le radici o le foglie, in modo da farli diventare dei serbatoi di succo. Questa caratteristica di immagazzinare liquidi nei tessuti è denominata «succulenza» e le piante che la possiedono si dicono perciò «succulente», anche se sono più comunemente note come «piante grasse». Oltre ai cactus, che sono le piante succulente per eccellenza, si conoscono una cinquantina di famiglie di piante che presentano uno o più specie succulente nel fusto o nelle foglie. Con l'adattamento agli ambienti aridi, le specie succulente hanno il vantaggio di dover competere meno con altre specie di piante, al contrario di quello che succede nelle località ricche di vegetazione dove molte specie devono lottare tra loro per accaparrarsi la luce o i sali minerali necessari per il nutrimento.
Le località aride dove si incontrano le specie succulente hanno in genere la caratteristica comune di una forte insolazione, con alte temperature diurne e forte abbassamento della temperatura di notte; in certi luoghi, questo abbassamento notturno permette la formazione di rugiada, che spesso è l'unica forma di umidità a disposizione delle piante. In altri luoghi, si hanno delle piogge violente che durano pochi giorni, seguite da uno o più anni di completa siccità: in questi casi, le succulente devono essere capaci di assorbire velocemente l'acqua e di risparmiarne poi il consumo durante i lunghi periodi di siccità. Per queste esigenze, molte specie succulente hanno sviluppato, anche in continenti diversi, forme tali da diminuire la superficie esposta all'aria. Tipica è la eliminazione delle foglie, come si ha nei cactus: quello che vediamo di queste piante è infatti il solo tronco, il quale, oltre che fare da riserva di liquido, è verde perché svolge anche il compito della sintesi clorofilliana, cioè quello di trasformare anidride carbonica e acqua in zuccheri sfruttando la luce, compito che nelle piante è normalmente svolto dalle foglie. Altro esempio di risparmio di acqua è la forma sferica o ovoidale adottata dal fusto di diverse specie succulente: la forma sferica è infatti quella che permette il massimo volume con la minima superficie esposta. Tipico è il caso di molte cactacee (che sono limitate al continente americano), ma anche di altre specie del continente africano, come Euphorbia obesa.
Mentre molte succulente accumulano acqua nei tessuti del fusto (tipico è l'esempio dei cactus), altre la accumulano nelle foglie, che allora diventano a loro volta rigonfie, tendendo spesso a forme cilindriche o ovoidali e in alcuni casi quasi sferiche, esempio tipico sono le Crassulaceae o meglio le Aizoaceae con le Lithops (i cosidetti sassi fioriti) e altre specie che portano all'estremo la succulenza fogliare.
Un'altra esigenza comune alle diverse specie di piante grasse è quella di difendersi dalla forte insolazione. Un modo per ripararsi dal forte riscaldamento dovuto alla radiazione solare, è quello di sviluppare un rivestimento di peluria o uno strato ceroso bianco o bluastro (pruina), specialmente nei punti dove si formano i nuovi germogli.
Un altro espediente è quello di sviluppare un serbatoio di acqua sotterraneo, come avviene in quelle specie che presentano grosse radici a rapa. In altri casi come nei Lithops dei deserti del Sudafrica, noti come «pietre viventi», il corpo della pianta si ritira quasi completamente sotto il livello del suolo, lasciando esposta solo una piccola parte per ricevere la quantità di luce solare necessaria alla sintesi clorofilliana.
Alcune caudiciformi con la parte basale e radicale ingrossata, in natura è totalmente sotterranea ma in coltivazione sia per la bellezza, che per evitare marciumi viene tenuta sopra il livello del terreno
Ma per una pianta grassa vi è anche l'esigenza di difendersi dai predatori: la polpa succosa costituisce infatti una forte attrattiva per molti animali che devono sopravvivere nei deserti. Ecco perché molte piante grasse hanno sviluppato delle robuste spine che coprono più o meno fittamente il corpo. Altre specie contengono nel loro succo delle sostanze velenose che scoraggiano i predatori. Altre ancora sono ricorse al mimetismo, cioè hanno sviluppato delle forme e dei colori che le rendono difficilmente distinguibili dalle pietre in mezzo a cui vivono.
Le lithops hanno disegni molto diversi a secondo della specie e dell'ambiente in cui vivono, servono per mimetizzarsi col terreno e le pietre che gli stanno attorno, non avendo spine per la difesa.
Molto varie sono quindi le forme raggiunte dalle piante grasse per adattarsi agli ambienti aridi. Ed è proprio dalle loro forme strane che deriva in gran parte il fascino di queste piante. Bisogna però tener presente che, proprio per il fatto che sono piante adatte a vivere in ambienti molto particolari, esse richiedono dei criteri di coltivazione diversi da quelli delle altre piante. Prima di tutto esse richiedono molta luce. Secondo, poiché consumano pochissima acqua e hanno radici che facilmente marciscono se tenute troppo bagnate, richiedono annaffiature molto meno frequenti e terreni che non rimangono inzuppati di acqua troppo a lungo. Terzo, poiché sono in genere piante dalle crescita lenta, richiedono meno sostanze nutrienti nel terreno: un eccesso di fertilizzanti, specialmente quelli azotati, le può far gonfiare eccessivamente rendendole più facilmente preda di malattie come il marciume; e comunque, i fertilizzanti non utilizzati dalla pianta possono accumularsi rendendo il terreno inadatto alla crescita armonica della pianta.
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